Tappa 1 - Da San Jacopo a Coltano: l'identità vera di Pisa
Tappa n. 1: Da San Jacopo a Coltano: l’identità vera di Pisa
Dal tumulo del Principe di San Jacopo alla Tenuta e alla Villa Medìcea di Coltano (Parco regionale), riscoprendo le antiche origini etrusche di Pisa
Una tappa dedicata alla riscoperta delle origini etrusche di Pisa con arrivo alla rinascimentale Villa Medìcea di Coltano, già residenza di caccia dei sovrani toscani e dei Savoia. L’itinerario proposto unisce tutti i monumenti più importanti della città che, nota soprattutto per i suoi grandi capolavori di epoca medievale, vanta anche un importante patrimonio di epoca antica tutto da scoprire.
L’attraversamento della piana di bonifica di Coltano, solcata da fiumi e fossi artificiali, ci farà capire quanto lavoro sia stato necessario “per domare” le acque che nella piana delle Pisae (leggi “Pise”) - questo l’antico nome di una vasta serie di insediamenti che andavano dalla Versilia a Livorno (detto Portus Pisanus) - da sempre confluiscono da tutti gli angoli di quella che fu l’Etruria del Nord. Un’Etruria meno nota, in cui le continue trasformazioni geomorfologiche (avanzamento della fascia costiera, evoluzione dei corsi d’acqua, disastrose alluvioni ad opera soprattutto di Arno e Serchio) hanno reso più difficile la conservazione delle vestigia antiche, ma che comunque - grazie al lavoro spesso pionieristico degli archeologi - offre reperti antichi di eccezionale interesse (come quelli conservati al Museo delle Navi Antiche di Pisa) o comunque utili a ricostruire la storia delle Pisae (come la collezione di cippi sepolcrali etruschi di Coltano).
Pur privilegiando un taglio tematico incentrato sull’archeologia, il Cammino d’Etruria non mancherà di esservi di aiuto anche nella comprensione dei monumenti più celebrati di Pisa, risalenti all’epoca medievale, la vera età dell’oro della città che allora era capitale “de facto” di Toscana. Un’epoca in cui Pisa cercò sempre la continuità, il dialogo fecondo con l’antichità, al fine di imporsi come “nuova Roma”, soprattutto agli occhi degli imperatori romano-germanici che ne fecero la loro città prediletta.
Dal tumulo del Principe di San Jacopo alla Tenuta e alla Villa Medìcea di Coltano (Parco regionale), riscoprendo le antiche origini etrusche di Pisa
Una tappa dedicata alla riscoperta delle origini etrusche di Pisa con arrivo alla rinascimentale Villa Medìcea di Coltano, già residenza di caccia dei sovrani toscani e dei Savoia. L’itinerario proposto unisce tutti i monumenti più importanti della città che, nota soprattutto per i suoi grandi capolavori di epoca medievale, vanta anche un importante patrimonio di epoca antica tutto da scoprire.
L’attraversamento della piana di bonifica di Coltano, solcata da fiumi e fossi artificiali, ci farà capire quanto lavoro sia stato necessario “per domare” le acque che nella piana delle Pisae (leggi “Pise”) - questo l’antico nome di una vasta serie di insediamenti che andavano dalla Versilia a Livorno (detto Portus Pisanus) - da sempre confluiscono da tutti gli angoli di quella che fu l’Etruria del Nord. Un’Etruria meno nota, in cui le continue trasformazioni geomorfologiche (avanzamento della fascia costiera, evoluzione dei corsi d’acqua, disastrose alluvioni ad opera soprattutto di Arno e Serchio) hanno reso più difficile la conservazione delle vestigia antiche, ma che comunque - grazie al lavoro spesso pionieristico degli archeologi - offre reperti antichi di eccezionale interesse (come quelli conservati al Museo delle Navi Antiche di Pisa) o comunque utili a ricostruire la storia delle Pisae (come la collezione di cippi sepolcrali etruschi di Coltano).
Pur privilegiando un taglio tematico incentrato sull’archeologia, il Cammino d’Etruria non mancherà di esservi di aiuto anche nella comprensione dei monumenti più celebrati di Pisa, risalenti all’epoca medievale, la vera età dell’oro della città che allora era capitale “de facto” di Toscana. Un’epoca in cui Pisa cercò sempre la continuità, il dialogo fecondo con l’antichità, al fine di imporsi come “nuova Roma”, soprattutto agli occhi degli imperatori romano-germanici che ne fecero la loro città prediletta.
Mappa della tappa n. 1:
Località attraversate: Pisa e Coltano.
Cartografia:
Carta Turistica e dei sentieri Parco Regionale Migliarino-S. Rossore Massaciuccoli Monti pisani - Colline livornesi 1:25.000 Dintorni di Livorno - Lucca - Pisa - Viareggio Sentieri CAI e naturalistici Percorsi per mountain bike, Edizioni Multigraphic, Firenze, 2010 (Quarta edizone).
Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, Itinerari nel Parco, http://www.parks.it/parco.migliarino.san.rossore/iti.php
Pisa, «viva e austera», «pudica e sensibile»: «qui ogni città conta, col suo volto e la sua verità profonda», scriveva Albert Camus in visita alla città l’8 settembre del 1937. Da qui parte il Cammino del «paese delle città». Per la precisione dal Tumulo del principe etrusco di San Jacopo, uno dei più interessanti e sconosciuti monumenti di Pisa (VII sec. a.C.), nonostante sia a due passi dalla stazione autobus delle autolinee nazionali e internazionali di Via Pietrasantina.
Un percorso suggerito porta il visitatore ad esplorare i monumenti cittadini più importanti, sia di epoca antica che di epoca medievale, di quella che fu nella storia la porta economica e culturale di Toscana, la capitale de facto della Toscana (in epoca granducale la corte era solita trasferirsi a Pisa, da dove il 30 novembre 1786 Pietro Leopoldo abolì tortura e pena di morte), sede più volte di importanti eventi come i concili della Chiesa (nel 1409 e nel 1511), e che nel periodo napoleonico-rinascimentale fu proposta come capitale politica d’Italia (nel 1839 lo fu dal punto di vista culturale ospitando, nel segno di Galileo, il primo congresso degli scienziati italiani).
Un percorso che, nello spirito che muove il progetto del Cammino d’Etruria, vuol render omaggio alla storia di Pisa, intesa come comunità di fieri cittadini da sempre abituati a governarsi da soli, pronti a lottare fino all’ultimo per la propria e l’altrui libertà, come accaduto ai tempi della seconda repubblica (nel 1494-1509) o come si cercò di fare nel 1546 quando il lucchese Francesco Burlamacchi, ispirandosi al modello della confederazione delle libere città-stato etrusche, tentò di «mettere in libertà la Toscana, et farne poi una unione». Una vocazione alle libertà repubblicane che dimora da sempre nell’animo di questa civitas e che impressiona da sempre il visitatore: «Pisa è una città molto grande, con circa diecimila case turrite. Tutti gli abitanti sono potenti, non hanno né re né principi che li governi, ma solo dei magistrati nominati da loro» ebbe a scrivere nel 1165 l’iberico ebraico Beniamino di Tudela (che di città ne aveva viste tante durante il suo lungo viaggio in giro per Europa, Mediterraneo e Asia occidentale).
Tra i monumenti toccati dal Cammino d’Etruria ricordiamo quelli di epoca etrusco-romana come le terme dette Bagni di Nerone e il Museo delle navi antiche (vero e proprio museo archeologico della città allestito nei suggestivi spazi degli arsenali della marineria pisano-toscana) e, naturalmente, il complesso della Primaziale Pisana, ricca di opere antiche di riutilizzo e che Herman Hesse nel 1901 (nel suo Dall’Italia) ebbe a definire «un severo e silenzioso universo marmoreo, solitario e soffuso dall'incantesimo di un’antica arte» che Pisa al tempo della sovrana Matilde, quando era «Tusciae provinciae caput» (come disse il vescovo di Cremona Luitprando), volle offrire a sé e agli imperatori romano-germanici come prova del suo essere la vera «nuova Roma». L’unico luogo d’Italia «in cui - continua l’autore del romanzo Il viandante - un frammento di Italia antica si sia conservato con grandiosa purezza e nobiltà» e dove il viandante non può esser che «sopraffatto da un senso di rispetto e da un brivido sacro».
Un complesso, quello della così detta “Piazza dei miracoli”, formato da Cattedrale-Torre-Battistero-Campo santo-Ospedale, che è stata giustamente paragonata all’acropoli di Atene (suggerendo un’identificazione tra Pisa e la città di Solone e Pericle) e che per secoli ha svolto la funzione di luogo di adunanza del popolo di Pisa, oltre che di sacrario della città, di “Pantheon”, di luogo di sepoltura dei grandi di Toscana, spesso usando proprio vestigia antiche. Questo è il caso, per esempio, del sarcofago di Fedra, Ippolito e Artemide (di epoca adrianea-antonina) riallestito da Matilde di Toscana (detta “di Canossa”) come sepoltura per la madre Beatrice di Lorena, duchessa di Toscana, a suo tempo posta sulla parete esterna della Cattedrale ed oggi musealizzato nel Camposanto Monumentale. Una funzione e una storia che si innestano tra l’altro perfettamente sulla storia più antica di quest’area, che gli archeologici ci dicono aver avuto sempre (a parte la parentesi del periodo romano) e fin dall’epoca etrusca, fin dal IV-III secolo a.C., una funzione sacra (come attestato dai resti di una stipe votiva e di un ampio tempio rinvenuti vicino alla torre pendente).
Ripensando, passo dopo passo lungo il Cammino d’Etruria, a questo tipo di compresenze tra epoca etrusca e epoca medievale, non desterà troppa meraviglia ricordare che proprio Pisa possa essere considerata il luogo di nascita degli studî etruscologici. Fu infatti qui che, tra 1615 e 1620, lo storico e patriota scozzese Thomas Dempster - protetto del governo toscano - scrisse la prima opera moderna dedicata agli Etruschi e intitolata De Etruria regali (Sull’Etruria regale), che quando sarà pubblicata (da Filippo Buonarroti, bis-bisnipote di Michelangelo, nel 1723-24) scatenerà una moda etrusca a livello internazionale.
Una volta completato il giro del centro, si prenderà la bella via San Martino (forse tratto iniziale dell’antica Via Aurelia Scauri, coincidente con quella che poi divenne la Via fiorentina), così da passare davanti ad una pietra sepolcrale (“acheruntica”) etrusca a forma di pera (incrocio con Via della Pera) e ad un frammento di sarcofago romano del II-III sec. d.C. raffigurante figura femminile che la tradizione locale identifica con la mitica eroina Kinzica de’Sismondi che salvò Pisa da un attacco notturno di pirati.
L’uscita da Pisa avverrà attraversando il quartiere di San Marco, che, neppure tanto tempo fa, era uno degli angoli più animati e laboriosi della città (al pari di quello che, per esempio, è ancora oggi Borgo Giannotti per Lucca). Lasciate anche le ultime case della periferia sud di Pisa e (sulla sinistra) quelle di Ospedaletto, il Cammino d’Etruria seguirà la rete dei sentieri CAI che, attraverso l’ultima propaggine del Parco di Migliarino, Massaciuccoli, San Rossore, ci porterà a Coltano.
Strada facendo intorno a noi, in tutte le direzioni, a dominare sarà presto la pianura di bonifica ad intensa attività agricola. Qui - dove il paesaggio assomiglia a certe contrade di Fiandra o d’Ungheria - l’uomo contadino ha imbrigliato in secoli di duro lavoro il primogenito paesaggio lagunare: la presa sembra solida e sicura, tutto sembra ordine e pace. Solo qua e là, qualche area lasciata a bosco di cerri e carpini, un gruppo di mucche allo stato brado, una colonia di uccelli migranti o il percorso non rettilineo di un sentiero mette il dubbio al viandante. Un dubbio che si rafforza passando nei pressi dei resti della vecchia stazione radio dell’esercito USA, nel ricordo del campo di addestramento aereo che in Coltano aveva sede fino al 1926, nella memoria dei campi di prigionia alleati allestiti qui nel 1944 o leggendo i nomi delle grandi battaglie della Prima guerra mondiale (Isonzo, Piave, Grappa, Pasubio, Tagliamento, Bainsizza, Tolmino, …) che l’Opera ex-combattenti dette nel primo dopoguerra alle varie case coloniche della Tenuta di Coltano (oggi oltre 3.000 ettari) che ricevette in uso nel 1919 e bonificò, dandogli l’attuale assetto territoriale finalizzato ad una moderna e produttiva attività agricola, perdendo quindi quel carattere di riserva di caccia che Medici, Asburgo-Lorena e Savoia gli avevano impresso.
La tappa termina a Coltano, noto per la sua genuina ospitalità e la qualità dei suoi ristoranti. In arrivo o in partenza si ammiri la maestosa rinascimentale Villa Medìcea fatta costruire su progetto di Bernardo Buontalenti nel 1586, a completamente di una serie di interventi di bonifica iniziati sotto Cosimo I. La villa sorge sul luogo di antiche fondazioni appartenenti all’Abbazia benedettina di San Savino a Montione e ai Cavalieri di Santo Stefano. Interessanti anche gli annessi edifici del kaffeehaus e della chiesina di San Giorgio (bello il portale moderno in bronzo). La villa è sede di un Centro di Educazione Ambientale e di un piccolo ma interessantissimo museo di storia del territorio che ospita, oltre a vari cimeli relativi alla storia di Coltano, una interessante collezione di oggetti legati alla storia della stazione radiotelegrafica di Marconi (bello il plastico della stazione) che si trova subito fuori Coltano (vedi descrizione Tappa n. 2) e l’importante collezione di cippi funerari etruschi, tipici dell’Etruria settentrionale. Consigliato prenotare in anticipo la visita presso la Pro Loco di Coltano.
Località attraversate: Pisa e Coltano.
Cartografia:
Carta Turistica e dei sentieri Parco Regionale Migliarino-S. Rossore Massaciuccoli Monti pisani - Colline livornesi 1:25.000 Dintorni di Livorno - Lucca - Pisa - Viareggio Sentieri CAI e naturalistici Percorsi per mountain bike, Edizioni Multigraphic, Firenze, 2010 (Quarta edizone).
Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, Itinerari nel Parco, http://www.parks.it/parco.migliarino.san.rossore/iti.php
Pisa, «viva e austera», «pudica e sensibile»: «qui ogni città conta, col suo volto e la sua verità profonda», scriveva Albert Camus in visita alla città l’8 settembre del 1937. Da qui parte il Cammino del «paese delle città». Per la precisione dal Tumulo del principe etrusco di San Jacopo, uno dei più interessanti e sconosciuti monumenti di Pisa (VII sec. a.C.), nonostante sia a due passi dalla stazione autobus delle autolinee nazionali e internazionali di Via Pietrasantina.
Un percorso suggerito porta il visitatore ad esplorare i monumenti cittadini più importanti, sia di epoca antica che di epoca medievale, di quella che fu nella storia la porta economica e culturale di Toscana, la capitale de facto della Toscana (in epoca granducale la corte era solita trasferirsi a Pisa, da dove il 30 novembre 1786 Pietro Leopoldo abolì tortura e pena di morte), sede più volte di importanti eventi come i concili della Chiesa (nel 1409 e nel 1511), e che nel periodo napoleonico-rinascimentale fu proposta come capitale politica d’Italia (nel 1839 lo fu dal punto di vista culturale ospitando, nel segno di Galileo, il primo congresso degli scienziati italiani).
Un percorso che, nello spirito che muove il progetto del Cammino d’Etruria, vuol render omaggio alla storia di Pisa, intesa come comunità di fieri cittadini da sempre abituati a governarsi da soli, pronti a lottare fino all’ultimo per la propria e l’altrui libertà, come accaduto ai tempi della seconda repubblica (nel 1494-1509) o come si cercò di fare nel 1546 quando il lucchese Francesco Burlamacchi, ispirandosi al modello della confederazione delle libere città-stato etrusche, tentò di «mettere in libertà la Toscana, et farne poi una unione». Una vocazione alle libertà repubblicane che dimora da sempre nell’animo di questa civitas e che impressiona da sempre il visitatore: «Pisa è una città molto grande, con circa diecimila case turrite. Tutti gli abitanti sono potenti, non hanno né re né principi che li governi, ma solo dei magistrati nominati da loro» ebbe a scrivere nel 1165 l’iberico ebraico Beniamino di Tudela (che di città ne aveva viste tante durante il suo lungo viaggio in giro per Europa, Mediterraneo e Asia occidentale).
Tra i monumenti toccati dal Cammino d’Etruria ricordiamo quelli di epoca etrusco-romana come le terme dette Bagni di Nerone e il Museo delle navi antiche (vero e proprio museo archeologico della città allestito nei suggestivi spazi degli arsenali della marineria pisano-toscana) e, naturalmente, il complesso della Primaziale Pisana, ricca di opere antiche di riutilizzo e che Herman Hesse nel 1901 (nel suo Dall’Italia) ebbe a definire «un severo e silenzioso universo marmoreo, solitario e soffuso dall'incantesimo di un’antica arte» che Pisa al tempo della sovrana Matilde, quando era «Tusciae provinciae caput» (come disse il vescovo di Cremona Luitprando), volle offrire a sé e agli imperatori romano-germanici come prova del suo essere la vera «nuova Roma». L’unico luogo d’Italia «in cui - continua l’autore del romanzo Il viandante - un frammento di Italia antica si sia conservato con grandiosa purezza e nobiltà» e dove il viandante non può esser che «sopraffatto da un senso di rispetto e da un brivido sacro».
Un complesso, quello della così detta “Piazza dei miracoli”, formato da Cattedrale-Torre-Battistero-Campo santo-Ospedale, che è stata giustamente paragonata all’acropoli di Atene (suggerendo un’identificazione tra Pisa e la città di Solone e Pericle) e che per secoli ha svolto la funzione di luogo di adunanza del popolo di Pisa, oltre che di sacrario della città, di “Pantheon”, di luogo di sepoltura dei grandi di Toscana, spesso usando proprio vestigia antiche. Questo è il caso, per esempio, del sarcofago di Fedra, Ippolito e Artemide (di epoca adrianea-antonina) riallestito da Matilde di Toscana (detta “di Canossa”) come sepoltura per la madre Beatrice di Lorena, duchessa di Toscana, a suo tempo posta sulla parete esterna della Cattedrale ed oggi musealizzato nel Camposanto Monumentale. Una funzione e una storia che si innestano tra l’altro perfettamente sulla storia più antica di quest’area, che gli archeologici ci dicono aver avuto sempre (a parte la parentesi del periodo romano) e fin dall’epoca etrusca, fin dal IV-III secolo a.C., una funzione sacra (come attestato dai resti di una stipe votiva e di un ampio tempio rinvenuti vicino alla torre pendente).
Ripensando, passo dopo passo lungo il Cammino d’Etruria, a questo tipo di compresenze tra epoca etrusca e epoca medievale, non desterà troppa meraviglia ricordare che proprio Pisa possa essere considerata il luogo di nascita degli studî etruscologici. Fu infatti qui che, tra 1615 e 1620, lo storico e patriota scozzese Thomas Dempster - protetto del governo toscano - scrisse la prima opera moderna dedicata agli Etruschi e intitolata De Etruria regali (Sull’Etruria regale), che quando sarà pubblicata (da Filippo Buonarroti, bis-bisnipote di Michelangelo, nel 1723-24) scatenerà una moda etrusca a livello internazionale.
Una volta completato il giro del centro, si prenderà la bella via San Martino (forse tratto iniziale dell’antica Via Aurelia Scauri, coincidente con quella che poi divenne la Via fiorentina), così da passare davanti ad una pietra sepolcrale (“acheruntica”) etrusca a forma di pera (incrocio con Via della Pera) e ad un frammento di sarcofago romano del II-III sec. d.C. raffigurante figura femminile che la tradizione locale identifica con la mitica eroina Kinzica de’Sismondi che salvò Pisa da un attacco notturno di pirati.
L’uscita da Pisa avverrà attraversando il quartiere di San Marco, che, neppure tanto tempo fa, era uno degli angoli più animati e laboriosi della città (al pari di quello che, per esempio, è ancora oggi Borgo Giannotti per Lucca). Lasciate anche le ultime case della periferia sud di Pisa e (sulla sinistra) quelle di Ospedaletto, il Cammino d’Etruria seguirà la rete dei sentieri CAI che, attraverso l’ultima propaggine del Parco di Migliarino, Massaciuccoli, San Rossore, ci porterà a Coltano.
Strada facendo intorno a noi, in tutte le direzioni, a dominare sarà presto la pianura di bonifica ad intensa attività agricola. Qui - dove il paesaggio assomiglia a certe contrade di Fiandra o d’Ungheria - l’uomo contadino ha imbrigliato in secoli di duro lavoro il primogenito paesaggio lagunare: la presa sembra solida e sicura, tutto sembra ordine e pace. Solo qua e là, qualche area lasciata a bosco di cerri e carpini, un gruppo di mucche allo stato brado, una colonia di uccelli migranti o il percorso non rettilineo di un sentiero mette il dubbio al viandante. Un dubbio che si rafforza passando nei pressi dei resti della vecchia stazione radio dell’esercito USA, nel ricordo del campo di addestramento aereo che in Coltano aveva sede fino al 1926, nella memoria dei campi di prigionia alleati allestiti qui nel 1944 o leggendo i nomi delle grandi battaglie della Prima guerra mondiale (Isonzo, Piave, Grappa, Pasubio, Tagliamento, Bainsizza, Tolmino, …) che l’Opera ex-combattenti dette nel primo dopoguerra alle varie case coloniche della Tenuta di Coltano (oggi oltre 3.000 ettari) che ricevette in uso nel 1919 e bonificò, dandogli l’attuale assetto territoriale finalizzato ad una moderna e produttiva attività agricola, perdendo quindi quel carattere di riserva di caccia che Medici, Asburgo-Lorena e Savoia gli avevano impresso.
La tappa termina a Coltano, noto per la sua genuina ospitalità e la qualità dei suoi ristoranti. In arrivo o in partenza si ammiri la maestosa rinascimentale Villa Medìcea fatta costruire su progetto di Bernardo Buontalenti nel 1586, a completamente di una serie di interventi di bonifica iniziati sotto Cosimo I. La villa sorge sul luogo di antiche fondazioni appartenenti all’Abbazia benedettina di San Savino a Montione e ai Cavalieri di Santo Stefano. Interessanti anche gli annessi edifici del kaffeehaus e della chiesina di San Giorgio (bello il portale moderno in bronzo). La villa è sede di un Centro di Educazione Ambientale e di un piccolo ma interessantissimo museo di storia del territorio che ospita, oltre a vari cimeli relativi alla storia di Coltano, una interessante collezione di oggetti legati alla storia della stazione radiotelegrafica di Marconi (bello il plastico della stazione) che si trova subito fuori Coltano (vedi descrizione Tappa n. 2) e l’importante collezione di cippi funerari etruschi, tipici dell’Etruria settentrionale. Consigliato prenotare in anticipo la visita presso la Pro Loco di Coltano.
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