Tappa 3 - La valle della Tora, lungo l'antica via Règia Maremmana
Tappa n. 3: La Valle della Tora, lungo l’antica Via Règia Maremmana
Da Collesalvetti a Lorenzana passando dall’area archeologica della mansio (stazione di posta) romana di Torretta Vecchia
Tappa dedicata alla valle della Tora, da sempre solcata da un’importante arteria viaria che collegava la Valle dell’Arno alle Maremme. Tra tipici paesaggi collinari, borghi antichi, panorami mozzafiato e eccellenze eno-gastronomiche, un viaggio alla scoperta di storie di antichi viandanti e pellegrini, transumanze e una famosa battaglia del 1498 ricordata anche Nicolò Machiavelli e Francesco Guicciardini come una delle più gravi sconfitte della Repubblica fiorentina.
Da Collesalvetti a Lorenzana passando dall’area archeologica della mansio (stazione di posta) romana di Torretta Vecchia
Tappa dedicata alla valle della Tora, da sempre solcata da un’importante arteria viaria che collegava la Valle dell’Arno alle Maremme. Tra tipici paesaggi collinari, borghi antichi, panorami mozzafiato e eccellenze eno-gastronomiche, un viaggio alla scoperta di storie di antichi viandanti e pellegrini, transumanze e una famosa battaglia del 1498 ricordata anche Nicolò Machiavelli e Francesco Guicciardini come una delle più gravi sconfitte della Repubblica fiorentina.
Mappa della tappa n. 3:
Località attraversate: Torretta Vecchia, Castell’Anselmo, Torretta Nuova, Santo Regolo, Luciana, Acciaiolo
Si esce da Collesalvetti passando nuovamente dal Ponte Medìceo sulla Tora, fiume che risaliamo fino a Torretta Vecchia, dove ci aspetta l’area archeologica di una mansio, ovvero una stazione di posta messa lì dal governo romano a disposizione dei suoi funzionari in transito. Lungo la Tora incontriamo un altro Ponte Medìceo, in località Ponte a Santoro.
L’area archeologica (visitabile solo su prenotazione e a pagamento ma illustrata da dei pannelli esterni alla recinzione), meritevole per i suoi importanti mosaici, la si trova sulla destra uscendo da Torretta Vecchia in direzione di Castell’Anselmo. Il gruppo di case, alcune assai antiche, di Torretta Vecchia, con la sua posizione lungo la SS 206 (utilizzata come variante interna dell’Aurelia e detta in antico Via Regia Maremmana o Emilia di Scauro), il suo vecchio ponte sulla Tora e una simpatica ed ospitale trattoria, è degna erede dell’antica mansio romana ancora in funzione ai tempi dell’imperatore (san) Costantino il Grande.
Passato Castell’Anselmo (e la sua semplice chiesetta in stile toscano ottocentesco con umile lapide funeraria in stile neo-classico), si scende a Torretta Nuova e da qui a Santo Regolo, un tempo centro maggiore posto a guardia della Via Regia Maremmana. Andando verso Luciana, la valle che si vede sulla destra, solcata dalla fossa Cunella, è il luogo dove tra il 20 e il 23 maggio 1498, alla vigilia dell’esecuzione del “profeta disarmato” Savonarola in Piazza della Signoria, si tenne un’importante battaglia, detta di Santo Regolo o di Malacoda, della quale parlano, tra i molti, anche Machiavelli (nel Decennale primo del 1504 e soprattutto nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio del 1519) e Guicciardini (nella sua Storia d’Italia del 1537-40). La battaglia, avvenuta nel momento di maggior crisi della repubblica savonaroliana, vide le truppe (mercenarie) della Repubblica di Firenze (giunte lungo la direttrice Pontedera-Ponsacco-Lari sotto la guida di Guglielmo de' Pazzi, commissario, e Ranuccio di Antonio Bulgarelli conte di Mar(s)ciano, governatore degli eserciti fiorentini) tentare di sottrarre a quelle della rinata Repubblica di Pisa (700 cavalieri veneziani e 1000 fanti agli ordini del nobile friulano Giacomo Savorgnan) il provento dei loro saccheggi in Maremma. A causa anche del sopraggiungere di altre truppe venete da Pisa (sotto il comando di Tommaso Zen), gli eserciti di Firenze furono duramente sconfitte, complice - a dire del Machiavelli – di un mancato coordinamento tra cavalleria e fanteria (che ebbe ben 400 morti). Tra i vari capi mercenari fiorentini fatti prigionieri, Ranuccio Bulgarelli fu ferito e fatto prigioniero ma, come spesso accadeva quando a scontrarsi erano eserciti mercenari, fu lasciato libero e poté mettersi in salvo nel castello di Lari, come riuscì a fare il commissario Guglielmo de' Pazzi. Ma riprendiamo il nostro cammino.
Arrivati a Luciana, piccolo abitato sobrio in cui il tempo sembra fermatosi (anche nella toponomastica, che non ha subito i soliti stravolgimenti moderni), con una chiesa dagli interni riccamente ornati (visita su prenotazione), si scende ad Acciaiolo, borgo moderno sorto nei pressi della stazione ferroviaria di Fauglia-Lorenzana (attualmente non più operativa) oggi noto soprattutto per un caseificio artigianale installato nel 1955 da una famiglia giunta qui con la transumanza dall’Alta Garfagnana. Volendo da Acciaiolo si sale a Fauglia, importante e ospitale centro collinare (imponenti la chiesa, quasi un “duomo delle colline”, e il non meno imponente Palazzo del Governo, da visitare il museo dedicato al poliedrico pittore e illustratore di origine svizzera e francese Giorgio Kienerk, 1869-1948).
Ma il Cammino d’Etruria prosegue per Lorenzana, la cui prima apparizione, netta e improvvisa, in uscita da una fitta macchia, ci darà l’impressione di “epifania”, come di una città etrusca che, con il suo netto profilo, potrebbe ricordare la “forma della città” descritta da Pier Paolo Pasolini a proposito Orte (ma il pensiero potrebbe andare anche a Praeneste/Palestrina). Camminando in lento avvicinamento, la facciata (in stile tuscanico/toscano ottocentesco) della chiesa di San Bartolomeo e San Cristoforo (il santo pellegrino per antonomasia) ci guarderà (incoraggiandoci a salire), mentre attraverseremo il ponte sulla Tora e salendo lungo una strada in asse con il tempio cristiano, ci sembrerà quasi di trovarci lungo una “via sacra” etrusca.
Il paese si erge tra due belle vallate, dominandole con viste panoramiche mozzafiato. La sua spartana eleganza è arricchita da varie ville e palazzi signorili, tra i quali l’ex-Municipio già sede scolastica oggi adibito a biblioteca (con oratorio). Il più importante di tutti - in grave stato di abbandono però - è quello dei conti Giuli Rosselmini Gualandi, la famiglia pisana (suo era anche il Palazzo Blu, oggi una delle istituzioni museali più importanti di Pisa) che dominava un po’ tutto questo angolo di Toscana, compreso i boschi di Gello Mattaccino (che il Cammino d’Etruria sfiorerà nella tappa del giorno dopo). Grazie all’albergo diffuso e ad una variegata offerta di servizi ristoro, Lorenzana risulterà località ideale per il fine tappa.
Località attraversate: Torretta Vecchia, Castell’Anselmo, Torretta Nuova, Santo Regolo, Luciana, Acciaiolo
Si esce da Collesalvetti passando nuovamente dal Ponte Medìceo sulla Tora, fiume che risaliamo fino a Torretta Vecchia, dove ci aspetta l’area archeologica di una mansio, ovvero una stazione di posta messa lì dal governo romano a disposizione dei suoi funzionari in transito. Lungo la Tora incontriamo un altro Ponte Medìceo, in località Ponte a Santoro.
L’area archeologica (visitabile solo su prenotazione e a pagamento ma illustrata da dei pannelli esterni alla recinzione), meritevole per i suoi importanti mosaici, la si trova sulla destra uscendo da Torretta Vecchia in direzione di Castell’Anselmo. Il gruppo di case, alcune assai antiche, di Torretta Vecchia, con la sua posizione lungo la SS 206 (utilizzata come variante interna dell’Aurelia e detta in antico Via Regia Maremmana o Emilia di Scauro), il suo vecchio ponte sulla Tora e una simpatica ed ospitale trattoria, è degna erede dell’antica mansio romana ancora in funzione ai tempi dell’imperatore (san) Costantino il Grande.
Passato Castell’Anselmo (e la sua semplice chiesetta in stile toscano ottocentesco con umile lapide funeraria in stile neo-classico), si scende a Torretta Nuova e da qui a Santo Regolo, un tempo centro maggiore posto a guardia della Via Regia Maremmana. Andando verso Luciana, la valle che si vede sulla destra, solcata dalla fossa Cunella, è il luogo dove tra il 20 e il 23 maggio 1498, alla vigilia dell’esecuzione del “profeta disarmato” Savonarola in Piazza della Signoria, si tenne un’importante battaglia, detta di Santo Regolo o di Malacoda, della quale parlano, tra i molti, anche Machiavelli (nel Decennale primo del 1504 e soprattutto nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio del 1519) e Guicciardini (nella sua Storia d’Italia del 1537-40). La battaglia, avvenuta nel momento di maggior crisi della repubblica savonaroliana, vide le truppe (mercenarie) della Repubblica di Firenze (giunte lungo la direttrice Pontedera-Ponsacco-Lari sotto la guida di Guglielmo de' Pazzi, commissario, e Ranuccio di Antonio Bulgarelli conte di Mar(s)ciano, governatore degli eserciti fiorentini) tentare di sottrarre a quelle della rinata Repubblica di Pisa (700 cavalieri veneziani e 1000 fanti agli ordini del nobile friulano Giacomo Savorgnan) il provento dei loro saccheggi in Maremma. A causa anche del sopraggiungere di altre truppe venete da Pisa (sotto il comando di Tommaso Zen), gli eserciti di Firenze furono duramente sconfitte, complice - a dire del Machiavelli – di un mancato coordinamento tra cavalleria e fanteria (che ebbe ben 400 morti). Tra i vari capi mercenari fiorentini fatti prigionieri, Ranuccio Bulgarelli fu ferito e fatto prigioniero ma, come spesso accadeva quando a scontrarsi erano eserciti mercenari, fu lasciato libero e poté mettersi in salvo nel castello di Lari, come riuscì a fare il commissario Guglielmo de' Pazzi. Ma riprendiamo il nostro cammino.
Arrivati a Luciana, piccolo abitato sobrio in cui il tempo sembra fermatosi (anche nella toponomastica, che non ha subito i soliti stravolgimenti moderni), con una chiesa dagli interni riccamente ornati (visita su prenotazione), si scende ad Acciaiolo, borgo moderno sorto nei pressi della stazione ferroviaria di Fauglia-Lorenzana (attualmente non più operativa) oggi noto soprattutto per un caseificio artigianale installato nel 1955 da una famiglia giunta qui con la transumanza dall’Alta Garfagnana. Volendo da Acciaiolo si sale a Fauglia, importante e ospitale centro collinare (imponenti la chiesa, quasi un “duomo delle colline”, e il non meno imponente Palazzo del Governo, da visitare il museo dedicato al poliedrico pittore e illustratore di origine svizzera e francese Giorgio Kienerk, 1869-1948).
Ma il Cammino d’Etruria prosegue per Lorenzana, la cui prima apparizione, netta e improvvisa, in uscita da una fitta macchia, ci darà l’impressione di “epifania”, come di una città etrusca che, con il suo netto profilo, potrebbe ricordare la “forma della città” descritta da Pier Paolo Pasolini a proposito Orte (ma il pensiero potrebbe andare anche a Praeneste/Palestrina). Camminando in lento avvicinamento, la facciata (in stile tuscanico/toscano ottocentesco) della chiesa di San Bartolomeo e San Cristoforo (il santo pellegrino per antonomasia) ci guarderà (incoraggiandoci a salire), mentre attraverseremo il ponte sulla Tora e salendo lungo una strada in asse con il tempio cristiano, ci sembrerà quasi di trovarci lungo una “via sacra” etrusca.
Il paese si erge tra due belle vallate, dominandole con viste panoramiche mozzafiato. La sua spartana eleganza è arricchita da varie ville e palazzi signorili, tra i quali l’ex-Municipio già sede scolastica oggi adibito a biblioteca (con oratorio). Il più importante di tutti - in grave stato di abbandono però - è quello dei conti Giuli Rosselmini Gualandi, la famiglia pisana (suo era anche il Palazzo Blu, oggi una delle istituzioni museali più importanti di Pisa) che dominava un po’ tutto questo angolo di Toscana, compreso i boschi di Gello Mattaccino (che il Cammino d’Etruria sfiorerà nella tappa del giorno dopo). Grazie all’albergo diffuso e ad una variegata offerta di servizi ristoro, Lorenzana risulterà località ideale per il fine tappa.
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