Tappa 6 - Dal Lajatico a Montecatini via Orciatico e Rocca Pietracassia
Tappa n. 6: Da Lajatico a Montecatini via Orciatico e Rocca di Pietracassia
Da Lajatico a Montecatini attraverso paesaggi primordiali di torrenti, sorgenti e emissioni solfuree, miniere abbandonate (in parte visitabili), rocche medievali e borghi da fiaba.
Una tappa tra forze «ctonie» (infere), in preparazione dell’«epifania» (la visione) di Volterra, la più antica e la più etrusca tra tutte le antiche città-stato etrusche. Lungo il percorso, antiche storie di un ricco folklore aiuteranno il camminatore a (ri)scoprire l’identità più profonda del contado volterrano in questa estrema propaggine settentrionale delle così dette Colline metallifere, le cui importanti risorse naturali (cereali, boschi, miniere) permisero alla “grande città contadina” di Volterra di prosperare e tener alta la bandiera della propria orgogliosa autonomia.
Lasciata la “strade dei vescovi-conti” per Volterra, il paesaggio cambia: gli insediamenti umani si fanno più radi, i boschi s’infittiscono: l’immaginazione sposta l’orologio della storia al medioevo, all’epoca d’oro in cui la città-stato di Volterra qui aveva il suo “limes”, all’epoca etrusca e ancora più in là, fino a far riaffiorare dal ventre della terra - con le emissioni solfuree delle putizze - le ancestrali forze della natura. Tra i compagni di avventura avremo i ruderi dei mulini a vento di Orciatico, la così detta “Impronta della Madonna”, le miniere di rame di Caporciano (un tempo le più importanti d’Europa), il borgo fortificato di Montecatini e, svettante da un enorme masso di alberese immerso in un mare verde di boschi, la fiabesca Rocca di Pietracassa, posta da secoli a guardia della via maremmana della valle della Sterza.
Km: 20,08 Dislivello ca. mt.800
Variante n1. Per Impronta della Madonna-Lo Sbalzo- Le putizze e la Rocca di Pietracassia: km. 7,81 D+ ca. 450
Variante n2. Per Impronta della Madonna-Lo Sbalzo- Le putizze: km. 4,44 D+ ca.240
Da Lajatico a Montecatini attraverso paesaggi primordiali di torrenti, sorgenti e emissioni solfuree, miniere abbandonate (in parte visitabili), rocche medievali e borghi da fiaba.
Una tappa tra forze «ctonie» (infere), in preparazione dell’«epifania» (la visione) di Volterra, la più antica e la più etrusca tra tutte le antiche città-stato etrusche. Lungo il percorso, antiche storie di un ricco folklore aiuteranno il camminatore a (ri)scoprire l’identità più profonda del contado volterrano in questa estrema propaggine settentrionale delle così dette Colline metallifere, le cui importanti risorse naturali (cereali, boschi, miniere) permisero alla “grande città contadina” di Volterra di prosperare e tener alta la bandiera della propria orgogliosa autonomia.
Lasciata la “strade dei vescovi-conti” per Volterra, il paesaggio cambia: gli insediamenti umani si fanno più radi, i boschi s’infittiscono: l’immaginazione sposta l’orologio della storia al medioevo, all’epoca d’oro in cui la città-stato di Volterra qui aveva il suo “limes”, all’epoca etrusca e ancora più in là, fino a far riaffiorare dal ventre della terra - con le emissioni solfuree delle putizze - le ancestrali forze della natura. Tra i compagni di avventura avremo i ruderi dei mulini a vento di Orciatico, la così detta “Impronta della Madonna”, le miniere di rame di Caporciano (un tempo le più importanti d’Europa), il borgo fortificato di Montecatini e, svettante da un enorme masso di alberese immerso in un mare verde di boschi, la fiabesca Rocca di Pietracassa, posta da secoli a guardia della via maremmana della valle della Sterza.
Km: 20,08 Dislivello ca. mt.800
Variante n1. Per Impronta della Madonna-Lo Sbalzo- Le putizze e la Rocca di Pietracassia: km. 7,81 D+ ca. 450
Variante n2. Per Impronta della Madonna-Lo Sbalzo- Le putizze: km. 4,44 D+ ca.240
Mappa della tappa n. 6:
Usciti da Lajatico il cammino avrebbe potuto puntare direttamente su Volterra, ma facendo così il pellegrino sarebbe giunto alla “più etrusca”, la più antica di tutte le città etrusche (secondo miti antichi, accettati anche dal padre dell’etruscologia, l’italo-scozzese Thomas Dempster, vissuto nel XVII secolo), senza aver compreso l’importanza del contesto contadino di Volterra ed in particolare della catena di alte colline che durante le precedenti tappe avevano più volte attirato l’attenzione del viandante grazie alle loro vette più alte (sopra i 600 m s.l.m.). Adesso è il momento di conoscere meglio, sia nelle loro caratteristiche geomorfologiche (che ne fanno un’area di estrema naturalità e bellezza paesaggistica) che culturali (folklore compreso), questi monti che sono parte a tutti gli effetti delle Colline metallifere. Relativamente al folklore, per esempio, le Colline metallifere, sia a sud che a nord della Cecina, mostrano forti elementi unitaria.
Il percorso quindi, dopo una sosta alle Vecchie fonti di Lajatico e al Teatro del Silenzio, punta su Orciatico: un antico borgo fortificato entrato nel 1185 nei possedimenti dei Pannocchieschi e dove si ammirano una casa torre medievale e la parrocchiale di San Michele. Da qui parte la deviazione che porta allo Sbalzo, alle Putizze (emissioni fredde di origine vulcaniche di idrogeno solforato e anidride carbonica), alla così detta “Impronta della Madonna” e alla Rocca di Pietracassia. Abbarbicata su un enorme masso di alberese (spettacolare il dirupo sul lato Nord) a 550 m s.l.m., la rocca fu iniziata nell’XI secolo per permettere a Volterra, ai suoi vescovi e poi al Comune, di controllare la via maremmana della Sterza. Il percorso per arrivare alla rocca si tiene lungo il bordo della Tenuta di Miemo, un’azienda faunistico venatoria nata nel 1959 in quelli che un tempo erano i boschi che producevano il legno necessario ad alimentare le caldaie di evaporazione delle vicine saline di Volterra e che oggi ospitano importanti popolazioni di mufloni, caprioli, cervi, cinghiali, starne, pernici e fagiani.
Tornati sulla strada principale, il cammino ci porta ai ruderi di alcuni mulini a vento del XVII- XVIII secolo e ad un osservatorio astronomico. Prossima tappa: le miniere di rame di Caporciano (conosciute dagli etruschi, sfruttate già nel XV secolo) che tra 1827 e 1912 vissero il loro momento più glorioso, dando vita alla Società Montecatini, divenuta poi Montedison, uno dei nomi più conosciuti della storia industriale italiana. Di notevole interesse è il complesso sistema estrattivo (oggi in buona parte musealizzato e visitabile) che tra le altre cose include la monumentale diga, l’ampio reticolo di gallerie e la torre del Pozzo Alfredo (con il montacarichi originale). Qui Ermanno Olmi girò la scena della nascita di Gesù nel film “Cammina camina”.
La tappa si conclude a Montecatini, un bellissimo borgo in pietra arenaria grigia (di provenienza locale) dalla cui sommità si domina in superbi panorami (consigliato quello dal Vecchio cimitero) le valli dell’Era e della Cecina. Il paese conserva ancora intatta la sua identità tardo-medievale (opera soprattutto del clan familiare volterrano dei Belforti che qui aveva il suo caposaldo politico ed economico), grazie alla bella cinta muraria (con due torricelle perimetrali, le porte), la Torre dei Belforti (iniziata nell’XI secolo) e Piazza Giuseppe Garibaldi, il “cuore del paese antico” sul quale si affacciano due importanti edifici trecenteschi: la chiesa di San Biagio (pieve dal 1467 che ospita - tra le varie opere - la statua della “Madonna di Caporciano", che la leggenda narra essere stata rinvenuta da un contadino in un campo) e il Palazzo dei Priori (oggi sede del Centro di Documentazione del Museo delle Miniere). Piazza della Repubblica che - con il suo bel (antiretorico) monumento ai caduti, la sua loggia-terrazza e la sua monumentale fontana (realizzata nel 1893 con il contributo dei principi Corsini), entrambe in stile toscano - ci ricorda invece la ricchezza che ebbe il paese ai tempi in cui era attiva la più grande miniera di rame d’Europa (allora nel paese vi erano due teatri e due bande musicali). Montecatini, con la sua offerta di alloggi e di buone soluzioni per mangiare, è località ideale in cui fermarsi per un fine tappa.
Usciti da Lajatico il cammino avrebbe potuto puntare direttamente su Volterra, ma facendo così il pellegrino sarebbe giunto alla “più etrusca”, la più antica di tutte le città etrusche (secondo miti antichi, accettati anche dal padre dell’etruscologia, l’italo-scozzese Thomas Dempster, vissuto nel XVII secolo), senza aver compreso l’importanza del contesto contadino di Volterra ed in particolare della catena di alte colline che durante le precedenti tappe avevano più volte attirato l’attenzione del viandante grazie alle loro vette più alte (sopra i 600 m s.l.m.). Adesso è il momento di conoscere meglio, sia nelle loro caratteristiche geomorfologiche (che ne fanno un’area di estrema naturalità e bellezza paesaggistica) che culturali (folklore compreso), questi monti che sono parte a tutti gli effetti delle Colline metallifere. Relativamente al folklore, per esempio, le Colline metallifere, sia a sud che a nord della Cecina, mostrano forti elementi unitaria.
Il percorso quindi, dopo una sosta alle Vecchie fonti di Lajatico e al Teatro del Silenzio, punta su Orciatico: un antico borgo fortificato entrato nel 1185 nei possedimenti dei Pannocchieschi e dove si ammirano una casa torre medievale e la parrocchiale di San Michele. Da qui parte la deviazione che porta allo Sbalzo, alle Putizze (emissioni fredde di origine vulcaniche di idrogeno solforato e anidride carbonica), alla così detta “Impronta della Madonna” e alla Rocca di Pietracassia. Abbarbicata su un enorme masso di alberese (spettacolare il dirupo sul lato Nord) a 550 m s.l.m., la rocca fu iniziata nell’XI secolo per permettere a Volterra, ai suoi vescovi e poi al Comune, di controllare la via maremmana della Sterza. Il percorso per arrivare alla rocca si tiene lungo il bordo della Tenuta di Miemo, un’azienda faunistico venatoria nata nel 1959 in quelli che un tempo erano i boschi che producevano il legno necessario ad alimentare le caldaie di evaporazione delle vicine saline di Volterra e che oggi ospitano importanti popolazioni di mufloni, caprioli, cervi, cinghiali, starne, pernici e fagiani.
Tornati sulla strada principale, il cammino ci porta ai ruderi di alcuni mulini a vento del XVII- XVIII secolo e ad un osservatorio astronomico. Prossima tappa: le miniere di rame di Caporciano (conosciute dagli etruschi, sfruttate già nel XV secolo) che tra 1827 e 1912 vissero il loro momento più glorioso, dando vita alla Società Montecatini, divenuta poi Montedison, uno dei nomi più conosciuti della storia industriale italiana. Di notevole interesse è il complesso sistema estrattivo (oggi in buona parte musealizzato e visitabile) che tra le altre cose include la monumentale diga, l’ampio reticolo di gallerie e la torre del Pozzo Alfredo (con il montacarichi originale). Qui Ermanno Olmi girò la scena della nascita di Gesù nel film “Cammina camina”.
La tappa si conclude a Montecatini, un bellissimo borgo in pietra arenaria grigia (di provenienza locale) dalla cui sommità si domina in superbi panorami (consigliato quello dal Vecchio cimitero) le valli dell’Era e della Cecina. Il paese conserva ancora intatta la sua identità tardo-medievale (opera soprattutto del clan familiare volterrano dei Belforti che qui aveva il suo caposaldo politico ed economico), grazie alla bella cinta muraria (con due torricelle perimetrali, le porte), la Torre dei Belforti (iniziata nell’XI secolo) e Piazza Giuseppe Garibaldi, il “cuore del paese antico” sul quale si affacciano due importanti edifici trecenteschi: la chiesa di San Biagio (pieve dal 1467 che ospita - tra le varie opere - la statua della “Madonna di Caporciano", che la leggenda narra essere stata rinvenuta da un contadino in un campo) e il Palazzo dei Priori (oggi sede del Centro di Documentazione del Museo delle Miniere). Piazza della Repubblica che - con il suo bel (antiretorico) monumento ai caduti, la sua loggia-terrazza e la sua monumentale fontana (realizzata nel 1893 con il contributo dei principi Corsini), entrambe in stile toscano - ci ricorda invece la ricchezza che ebbe il paese ai tempi in cui era attiva la più grande miniera di rame d’Europa (allora nel paese vi erano due teatri e due bande musicali). Montecatini, con la sua offerta di alloggi e di buone soluzioni per mangiare, è località ideale in cui fermarsi per un fine tappa.
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